18 giugno 2020. Siamo ancora sulla stessa barca. Ci aiutate a navigare a vele spiegate?

siamo tutti sulla stessa barca

Ci siamo impegnati a garantire sempre
un’informazione corretta sulla diversity.
Lo abbiamo fatto durante il lockdown e
anche dopo, senza soluzione di continuità.
Narrando le storie di tutti coloro che
hanno assistito e curato i malati e
garantito i servizi essenziali: medici,
infermieri, rider, volontari, di cui
moltissimi di origini straniere.

Per questo motivo abbiamo scelto, prima che lo affermasse Papa Francesco (lo dico senza timore di essere smentita), un motto che resterà per noi scritto sulla pietra: Siamo tutti sulla stessa barca. E, quando la vita è più o meno ripresa, abbiamo realizzato un video per rammentare ai nostri lettori che oggi più che mai siamo ancora tutti sulla stessa barca. Consapevoli che la società sarebbe stata più divisa di prima, le discriminazioni più accentuate dalle difficoltà economiche e psicologiche.

Ora, però, la nostra battaglia etica per la coesione sociale è una barca che deve navigare a vele spiegate per potenziare la narrazione che vi garantiamo ogni giorno gratuitamente sulle trasformazioni sociali e culturali: diversity, migrazioni, integrazione e protagonismo delle nuove generazioni con background migratorio.

Vi chiediamo di darci una mano a issare le
vele e rafforzare il nostro team
interculturale. Con una donazione che ci
aiuti a essere in prima linea anche nella
fase più complessa della ripresa. Non
vogliamo fermarci. Abbiamo ancora tante
storie da raccontare e inchieste da
realizzare: venerdì Cristina Piotti scriverà
la storia del George Floyd italiano, non
perdertela. Perciò abbiamo bisogno anche
di voi. Qui trovate le indicazioni per
sostenere la nostra informazione e
l’impegno moltiplicato durante la
pandemia.

Cosa abbiamo pubblicato nei giorni scorsi? Un’intervista di Mariarosa Porcelli al rapper afrobresciano Tommy Kuti che ha lanciato la campagna #prendiamolaparola per provare a sollevare (di nuovo) il dibattito sulle seconde generazioni. Un articolo di Matteo Matteini, innovatore sociale riminese di origini italiane e congolesi, che si chiede se il movimento #BlackLivesMatter non sia stato già inglobato dalla websfera per diventare solamente un black mirror. Contributi che servono ad avere un pensiero laterale sulle proteste nate dopo l’omicidio di George Floyd.

La nostra narrazione non è solo interculturale, ma anche sfaccettata perché il tema migratorio è trasversale e riguarda tutte le etnie e tutti gli schieramenti politici. Lo dimostra la storia di Klodiana Çuka, imprenditrice italoalbanese che ha gestito 55 case di accoglienza per migranti in 7 regioni italiane, chiuse a causa dei decreti sicurezza di Salvini. E come ogni sabato abbiamo pubblicato un longread tratto da un libro: Si può fare! Per una nuova economia globale fondata sul commercio etico di Christian Felber (Aboca Edizioni, 2020). Storie, riflessioni corali, analisi, polemiche e provocazioni. Il team di NRW è sempre alla ricerca di spunti e nuovi format, grazie anche al vostro sostegno. Siamo ancora sulla stessa barca: ci aiutate a navigare a vele spiegate?