I Volti di Integra

i lavori a villanterio

I Volti di Integra

Da beneficiari a tirocinanti…da tirocinanti a dipendenti

Menagul è un ragazzo nato a Jalalabad in Afghanistan, ha ventisei anni.

Ha sempre lavorato, negli ultimi anni faceva il cuoco presso un’associazione americana, un posto che gli permetteva di vivere dignitosamente e allo stesso tempo metteva in repentaglio la sua vita.

Il lavoro nobilita l’uomo, così si dice, ma questo non avviene se il tuo datore i lavoro rappresenta una nazione (l’America) in netto contrasto con delle minoranze che hanno l’obiettivo di seminare per il mondo il loro assurdo disegno di terrore e morte.

Menagul, coraggioso ragazzo, ha resistito ad oltranza alle minacce dei Talebani, finchè un giorno, avvicinato da uno di questi esaltati, si è trovato di fronte ad una scelta.

Il talebano chiese a Menagul di introdurre una bomba nell’associazione americana presso la quale prestava collaborazione, naturalmente la scelta prevedeva una duplice opzione: “introdurre la bomba e morire da martire o rifiutarsi ed essere ammazzato come un codardo”.

Un out out che lo portava ineluttabilmente alla morte.

Menagul si rifiutò di introdurre la bomba, i talebani cercarono subito di eseguire la minaccia fattagli, non ci riuscirono, il ragazzo fu aiutato dai genitori a fuggire dal paese natale, ma attuarono una vendetta altrettanto atroce.

Queste persone prive di ogni amore verso il prossimo ammazzarono il fratello rimasto in famiglia, una vendetta trasversale che ha segnato, solcato, spaccato il cuore di Menagul e dei suoi genitori.

Non c’è peggior evento nella vita di un padre e di una madre che vedere la perdita del proprio figlio a causa della mano di un altro uomo.

Menagul dopo interminabili mesi di viaggio, conoscendo il disagio, la fame, la sete e uno dei più grandi dolori che un uomo possa provare, il distacco dalla propria terra e dalla famiglia.

Ora è ospite in una cascina a Villanterio, che Integra gestisce per ospitare anche altri richiedenti asilo come Menagul.

I nostri operatori mi raccontano di come il piccolo ragazzo sia volenteroso, pronto sempre a collaborare soprattutto mettendo al servizio di tutti gli ospiti le sua meravigliose capacità di cuoco.

La sua disponibilità è subito balzata agli occhi tanto da fargli guadagnare un contratto da tirocinante con l’Associazione che lo ospita.

Non manca giorno che Menagul prepara degli ottimi biscotti al burro per la colazione di tutto il gruppo e ottimi manicaretti per pranzo e cena.

Noi di Integra siamo fieri di avere dei beneficiari così, chi merita deve essere premiato e noi faremo di tutto per aiutare Menagul a rendersi indipendente e realizzare i suoi sogni, che non è solo di poter riabbracciare il papà e la mamma, il ragazzo è a sua volta padre di una bambina che ha lasciato lì, in Afghanistan, insieme alla giovane moglie.

Nessun uomo può permettersi di dividere ciò che Dio ha unito

 Bodruz

Il nostro Bodruz Zaman invece è nato in un piccolo villaggio del Bangladesh, appartenente ad una famiglia umile non ha potuto frequentare per molto tempo la scuola, ha dovuto partecipare alla gestione dell’economia familiare lavorando duramente a causa della malattia (un ictus) che ha colpito improvvisamente il padre.

Un giorno infausto il fato ha voluto che fosse lui a dover garantire la sopravvivenza della famiglia, del padre, della madre anziana e delle sorelline.

Bodruz si spaccava la schiena dalla mattina alla sera per portare il pane a casa, ma i soldi della sua paga non riuscivano a fronteggiare nemmeno la sussistenza, arrivato a vent’anni pensò bene di andarsene in Libia, terra che prometteva ricchezza (almeno fino al regime di Gheddafi).

La Libia ha rappresentato la svolta per Bodruz, lavorava, guadagnava ma soprattutto gli consentiva di gioire della serenità di aiutare la famiglia.

Una tranquillità interrotta dalla precaria stabilità politica del paese, la situazione precipitava giorno dopo giorno, presto divenne critica, con il rischio di correre incontro alla morte in qualsiasi momento della giornata e senza un motivo.

I nostri padri latini dicevano: “Si vis pacem para bellum”, ma è veramente necessario dover avere la pace solo attraverso il passaggio della guerra?

È veramente necessario dover obbligare un ragazzo ad abbandonare la famiglia e la propria terra per sfamarsi?

È veramente necessario dover obbligare un figlio di Dio, qualunque nome questo Dio abbia, ad dover fronteggiare quotidianamente la morte per aiutare i propri cari a sopravviver?

Forse la politica e la società che la pratica ha perso di vista il valore della vita umana.

Bodruz con animo affranto ha dovuto farsi forza, prendere il primo barcone disponibile per approdare sulle nostre coste italiane.

Bodruz voleva vivere sereno con la propria famiglia nel suo splendido paese, farsi a sua volta una famiglia, ognuno di noi nel suo piccolo è complice della infelicità che colpisce il nostro fratello.

Noi di Integra vogliamo contribuire a spezzare le catene dell’oppressione, e nel nostro piccolo, giorno dopo giorno, aiutiamo il prossimo.

Ora Bodruz vive a Villanterio, nella Cascina, e in attesa della decisione della Commissione, sta lavorando come nostro tirocinante insieme a Menagul, il piccolo stipendio percepito, grazie al contratto di tirocinio, gli permette di poter essere d’aiuto alla famiglia.

È grato all’Italia e agli italiani che sono andati oltre il colore della pelle e della religione.

Tahir

Il primo ricordo che gli salta alla mente è la calura durante la stagione estiva nella sua bellissima città di Sargodha in Pakistan, mi racconta di una città, fondata dagli inglesi agli albori del 1900, colorata e moderna.
Appartiene ad una famiglia benestante, il padre capo spirituale della comunità, ligio e severo, la madre amorevole con tutti e cinque i figli; Tahir adora le sue quattro sorelle, cresce coccolato dalle loro attenzioni, trascorre un’infanzia serena fino al giorno della maggiore età, dopo il diploma di maturità presso una scuola di arte, il padre comincia a pressare il ragazzo, cerca di convincerlo a seguire le orme paterne, le rigide tradizioni che inducono il ragazzo alla ribellione.
Il giovane ragazzo vuole vivere rispettando la propria inclinazione, la sua vena artistica, decide di iscriversi presso un Istituto di formazione Tedesco ad un corso triennale in design.
La situazione a casa diventa sempre più astiosa, insopportabile per un ragazzo che rifiuta di seguire ciò che la patria potestà obbliga, il suo carattere docile e aperto al progresso lo spinge a prendere una dura decisione, supportato dalle sorelle, parte per la Libia dove trascorre 4 anni a fare il manovale edile durante la mattina e il tirocinante in uno studio d’orafo nel pomeriggio, disegna gioielli e qui finalmente può esprimere il suo estro artistico, si sente realizzato.
Nel 2014 scoppia in Libia la seconda guerra civile, un conflitto armato scoppiato tra due coalizioni e due governi rivali, rimanere è un rischio, molti dei suoi amici avevano perso la vita, impaurito dell’incerto futuro, a malincuore, decide di prendere un barcone con altri ragazzi per giungere in Italia.
Mi risparmia la narrazione del suo viaggio in mare, preferisce non ricordare, va subito al momento dello sbarco sulle coste di Lampedusa dove viene accolto con le massime cure.
Da lì a poco trasferito presso il Cas da noi gestito a Milano, qui si rende subito utile come interprete, per otto mesi fa il volontario, inseguito si perfeziona come tirocinante presso l’associazione e collabora con gli operatori nella gestione del centro.
La sua buona volontà viene subito notata e premiata, oggi Tahir è dipendente di Integra e svolge il suo lavoro di operatore presso la Cascina di Villanterio, struttura che ospita altri ragazzi richiedenti asilo.
Anche qui Tahir non è stato con le mani in mano, ha contribuito a rivoluzionare la cascina tra lavori di ristrutturazione e di abbellimento, dalla cura del giardino alla costituzione di un piccolo campo da cricket.
E alla mia domanda, cosa vedi nel tuo prossimo futuro?
Lui risponde: ” spero di poter rimanere a lavora in Integra, oggi la mia grande e splendida famiglia, voglio aiutare i ragazzi in difficoltà, proprio come lo sono stato io prima che arrivassi nel Cas di Integra”.

Da tutti noi di Integra, Grazie Tahir per il tuo contributo.

CIAM

nato in Gambia, oggi con il permesso di soggiorno per motivi umanitari, aveva 17 anni nell’agosto del 2014 quando ci viene affidato dalla Prefettura di Milano, ha vissuto fino a ieri a San Giuliano Milanese, in una delle nostre strutture fino a qualche settimana fa e alla fine dell’accoglienza presso nostri conoscenti sino a ieri…
Ha imparato benissimo italiano, aveva iniziato lavorare come manutentore ma la sua passione dedicarsi agli altri e aiutare gli operatori per gli accompagnamenti dei suoi colleghi di accoglienza, parla perfettamente inglese, e ha un sogno: riuscire ad essere indipendente, aver un lavoro e poter portare dei soldini a casa alle sue due sorelle più piccole di lui, che vivono con una zia in Gambia, dopo la morte della mamma e del papà.
CIAM che ha sempre il sorriso e la gioia nell’anima, sulle labbra e negli occhi e’ arrivato ieri sera a Pastena, ha raccontato la sua storia ai nostri 41 ragazzi e sta per diventare un operatore di Integra e realizzando il suo sogno darà fiducia e coraggio ai suoi connazionali e simili per ritrovare una vita nuova in Italia o dove riterranno.
la Famiglia di Integra cresce e come Ciam ospita Taher, Alam, Mamun, Issa, Olimar, Rehan, Terhaz, tutti felici di avercela fatta e di riversare il bene ricevuto su chi sta percorrendo la strada dura dell’inserimento …

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