Il decreto sicurezza alla prova dei fatti riporta all’emergenza! soprime un modello vincente di integrazione: l’accoglienza diffusa dei migranti.

ddl dicurezza

EDITORIALE della Presidente Klodiana Çuka

IL DECRETO SICUREZZA ALLA PROVA DEI FATTI RIPORTA ALL’EMERGENZA!

 SOPRIME UN MODELLO VINCENTE DI INTEGRAZIONE: L’ACCOGLIENZA DIFFUSA DEI MIGRANTI.

Il Decreto Sicurezza alla prova dei fatti, giorno dopo giorno, sta dimostrando la propria incapacità a governare il complesso fenomeno migratorio del nostro Paese, con una reale strategia avanzata d’accoglienza e d’integrazione dei migranti, riportando il sistema alla gestione della sola più acuta emergenza.

Eppure il Ministro dell’Interno, un mese prima del varo D.L. nel settembre 2018, con la Relazione del Sistema di Accoglienza”, davanti al Parlamento, aveva definito il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, “un ponte necessario all’inclusione” dei fratelli migranti, salvo poi ridimensionare lo stesso, che comunque interessava solo circa 35 mila rifugiati. Un flusso umano transitato nei CAS, Centri per modo di dire di Accoglienza Straordinaria (visto che i migranti permangono anche per 20-26 mesi), sotto la diretta gestione delle sue Prefetture, che oggi subiscono una crisi ancor più devastante degli SPRAR (strutture di seconda o terza accoglienza), nei quali spesso le responsabilità vengono scaricate verso l’ultimo anello gestionale, più che verso il vertice committente.

Un Decreto nato per garantire la Sicurezza all’Italia, che Integra Onlus, insieme ad altre piccole realtà del Terzo Settore onesto italiano, porta ancora una volta sulla propria pelle con traumatici cicatrici, essendo costretta, anche dagli insopportabili ritardi cronici dei pagamento da parte di molte Prefetture, in questa fase a chiudere una serie di Cas, a partire da quelli in Ciociaria, seguiti in questi giorni dai Cas della Lombardia.

Un Decreto nato per garantire ordine e sicurezza nel nostro Paese,  lasciando per strada prima di tutti centinaia e migliaia di operatori italiani, giovani ma anche quelli non più giovani, che grazie all’accoglienza, avevano ritrovato la passione ed un ruolo dignitoso nella società. Ma di questo se ne parla ancora meno che del fiume umano dei richiedenti asilo finiti per strada o nelle stazioni ferroviarie, dopo che con risorse pubbliche fornito ospitalità per anni. Si parla solo di chi delinque! Ma mai delle cause e degli effetti!

 Un fardello pesantissimo, che lede lo stesso principio di democrazia e di responsabilità, con una scarsa trasparenza di motivazioni, che distorce apertamente le stesse logiche di mercato, avvantaggiando alcuni a scapito di altri, magari “figli di nessuno”, anche se cristianamente sempre vicini ai soggetti più fragili e vulnerabili, come ha richiamato Papa Francesco, alla ricerca di un “Bene Comune”, da taluni evocato, ma poi non praticato nei fatti.

 Una “cultura dell’effimero”, che lancia cortine fumogene, alimentando solo paura ed odio diffusi verso il “diverso”, puntando a dividere ed ad intimorire i soggetti sociali, che con tutti i loro limiti, sono stati in questi anni l’unico argine all’emarginazione ed alla xenofobia, favorendo un dialogo inclusivo e sussidiario tra culture, Paesi ed etnie diverse, mantenendo la convivenza civile e la soglia minima di sicurezza contro estremismi e violenze, diffusi altrove.

Il Decreto Sicurezza ha ucciso l’accoglienza diffusa! Unico mezzo possibile di inserimento naturale dei migranti a favore di tutta la società ospitante! Il Decreto ha abolito l’insegnamento della lingua italiana ed una serie di servizi indispensabili per garantire i diritti umani degli accolti e la sicurezza dei territori ospitanti!

Infatti, un’accoglienza adeguata è l’unica che garantisce non solo i singoli, ma anche i territori che lì ospitano, favorendo una reale integrazione con una rete di servizi, come l’apprendimento della lingua e cultura italiana, che risultano essenziali per evitare la “ghettizzazione e la radicalizzazione” di intere comunità di stranieri (in presenza nel nostro Paese di oltre 200 etnie), arrivate con le varie ondate migratorie, come quella del 1991 dalla natìa Albania.

Per questo gli effetti negativi del taglio secco della “fornitura di beni e servizi per la gestione e il funzionamento” dei centri di accoglienza, non solo è quantitativo, ma  incidente sulla qualità dei servizi, privando quest’ultimi  dello stesso orientamento formativo e lavorativo, nonché del sostegno nell’accesso ai servizi sanitari e sociali, con  altresì la  presa in carico del sostegno psico-sociale, assicurando un mero “vitto ed alloggio ” dei beneficiari, magari anche a debito, come adesso.

Una cultura di chiusura e di odio, che poi va generando in questi mesi tanti episodi di emarginazione, come quello riportato dai  media di tutta Europa, a Lodi, nella civilissima Lombardia, dove il Comune ha negato lo scuolabus e la mensa ai figli di stranieri, con la richiesta di documentazione ulteriore da parte
di una burocrazia cieca, che ha il sapore di atteggiamenti vessatori e discriminatori, sempre alla caccia spasmodica di un nemico, per alimentare la facile demagogia contro le minoranze straniere.
La civiltà europea in questi decenni di pace e di progresso, non ha mai tollerato simili esempi, per di più alimentati verso i soggetti più fragili ed indifesi della società, come le donne ed i minori non accompagnati, specie stranieri (MSNA), che rappresentano la grande emergenza umanitaria italiana, come denunciano tutti gli  organismi internazionali, ledendo  sia i nostri princìpi costituzionali  che i  diritti universalmente riconosciuti.
In ogni caso, il nostro impegno non si ferma e ancora una volta vogliamo sollevare un accorato appello al dialogo ed alla solidarietà cristiana, pensando che il valore della fraternità possa ancora toccare i cuori di “pietra” dei nostri interlocutori politico-istituzionali, passando  le “forche caudine” di questa interminabile stagione elettorale italiana ed ora europea, auspicando che dopo di esse, non ci siano più  le  tanti vittime sacrificali, immolate in questa guerra insensata, in cui spesso i poteri pubblici abusano del loro  stesso potere, anche non onorando di pagare i propri debiti, che ammontano alla cifra record di 60 miliardi di euro e provocando fin qui il fallimento di oltre 100 mila imprese, molte  sociali, del nostro “Bel Paese”, come denunciato autorevolmente dall’ On. Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo.

“Ti auguro di vivere senza lasciarti comprare dal denaro. Ti auguro di vivere senza marca, senza etichetta, senza distinzione, senza altro nome che quello di uomo. Ti auguro di vivere senza rendere nessuno tua vittima. Ti auguro di vivere senza sospettare o condannare nemmeno a fior di labbra. Ti auguro di
vivere in un mondo dove ognuno abbia il diritto di diventare Tuo fratello e farsi Tuo prossimo”.
(Jean Debruynne)

Klodiana Cuka

Presidente Integra Onlus