INTEGRA Onlus ricorda l’Eroe Nazionale Albanese ed Europeo, l’Atleta di Cristo, Giorgio Castriota Scanderbeg (Skenderbej)

Oggi sono ben 543 anni dalla morte di Giorgio Castriota Scanderbeg l’Eroe Nazionale Albanese ma non solo. Scanderbeg fu considerato un grande stratega, grande condottiero che riuscì a sconfiggere più volte l’imponente esercito ottomano con un esercito che contava quanto un decimo di quello ottomano. Skenderbej (come venne nominato dai turchi), ebbe un ruolo chiave nella guerra contro gli ottomani e venne considerato dal papato come salvatore del mondo cristiano e venne considerato da più papi come atleta di Cristo. Vogliamo ricordare e commemorare la sua figura, la figura di Scanderbeg, la figura dell’uomo libero, l’uomo di stato che mise al primo posto il popolo sovrano, la sua libertà. Quest’atleta di Cristo diede la possibilità al suo popolo e a tutta l’Europa di continuare a praticare la loro religione, il Cristianesimo.

Per sapere di più intorno alla sua figura, vi esponiamo un riassunto della sua vita

Tra la fine del XIV secolo e i primi decenni del XV secolo l’Albania fu occupata dalle forze ottomane le quali dovettero subito reprimere le rivolte dei principi albanesi. Giovanni Castriota, principe di Kruje e padre di Giorgio Castriota Scanderbeg, fu uno dei signori ribelli all’occupazione ottomana contro cui il sultano Murad II infierì più pesantemente poiché Giovanni era uno tra i potenti ed indomiti condottieri avversi alla occupazione. Le forze ottomane catturarono i quattro figli maschi di Giovanni: Stanisha, Reposhi, Costantino e Giorgio e li tennero come ostaggi, conducendoli alla corte di Adrianopoli. Due di loro morirono, probabilmente uccisi, uno si fece monaco, mentre il quarto, Giorgio, combatté per i Turchi.

Alla corte del sultano, Giorgio Castriota si distinse per capacità ed intelligenza, parlava perfettamente, oltre all’albanese, il greco, il turco, il Latino, il bulgaro e il serbo-croato. Divenne esperto nell’uso delle armi nonché di strategia militare, guadagnò a tal punto la stima e la fiducia del sultano, che gli diede il nome: Iskënder Bej (principe Alessandro, in turco, probabilmente alludendo al Macedone Alessandro Magno), che gli Albanesi nazionalizzarono in Skënderbej.

Dopo una serie di imprese militari portate a termine brillantemente nell’interesse dei Turchi, la fama del giovane Castriota giunse in Albania e si iniziò a sperare in un suo ritorno in patria. Emissari della sua famiglia lo raggiunsero di nascosto nel quartiere generale del sultano e lo informarono della drammatica situazione degli Albanesi, senza ottenere apparentemente risultati. Il 28 novembre 1443, il sultano diede incarico a Scanderbeg di affrontare una coalizione di eserciti cristiani a maggioranza ungherese guidati dal signore di Transilvania, János Hunyadi (“Il Cavaliere bianco”) per riprendersi la Serbia, che il nobile ungherese aveva liberato dall’oppressione ottomana. Scanderbeg, probabilmente influenzato dalle suppliche della sua gente, disattese gli ordini del sultano scegliendo di non intervenire nello scontro e favorendo per giunta di fatto una colossale sconfitta turca. Poi, assieme ad altri suoi 300 fedelissimi albanesi che appartenevano al suo settore di esercito turco, decise di combattere per la causa nazionale albanese, con il suo gruppo di soldati si riprese il castello di Krujë, radunò i nobili e diede inizio alla attività di ricupero nei confronti del territorio occupato dai turchi. In rapidissima successione conquistò tutte le fortezze che erano state occupate.

Scanderbeg, conquistata la fortezza di Croia, si auto-proclamò vendicatore della propria famiglia e del proprio Paese pronunciando queste famose parole: “Non fui io a portarvi la libertà, ma la trovai qui, …in mezzo a voi”.

Il 2 marzo 1444, nella cattedrale veneziana di San Nicola ad Alessio, Scanderbeg organizzò un grande convegno con la maggior parte dei principi albanesi, e con la partecipazione del rappresentante della Repubblica di Venezia; qui egli fu proclamato all’unanimità come guida della nazione albanese. Intanto il sultano Murad II, furioso per il tradimento del suo protetto, inviò contro gli albanesi, un potente esercito di 100.000 uomini. Lo scontro con le forze di Scanderbeg, notevolmente inferiori, avvenne il 29 giugno 1444, a Torvjoll. I turchi riportarono una cocente sconfitta. Il successo di Scanderbeg ebbe vasta risonanza oltre il confine albanese, arrivò fino alle orecchie di Papa Eugenio IV il quale ipotizzò addirittura una nuova crociata contro l’Islam guidata da Scanderbeg.

L’esito dello scontro rese ancora più furibondo il sultano, che ordinò a Firuz Pascià di distruggere Scanderbeg e gli Albanesi e così il comandante ottomano partì alla testa di ben 15.000 cavalieri. Il Castriota lo attese alle gole di Prizren il 10 ottobre 1445 e ancora una volta ne uscì vincitore. Le gesta di Scanderbeg risuonavano per tutto l’occidente, delegazioni del papa e di Alfonso d’Aragona giunsero in Albania per celebrare la straordinaria impresa. Scanderbeg si guadagnò i titoli di “difensore impavido della civiltà occidentale” e “atleta di Cristo”.

Ma Murad II non si rassegnava. Allora dispose agli ordini di Mustafà Pascià due eserciti per un complessivo di 25.000 uomini, di cui metà cavalieri, che si scontrarono con gli Albanesi il 27 settembre 1446: l’esito fu disastroso, si salvarono solo pochi turchi e a stento Mustafà Pascià. Le imprese di Scanderbeg, tuttavia, preoccupavano i veneziani, che vedendo in pericolo i traffici nel frattempo stabiliti con i Turchi, si allearono con il sultano per contrastare il Castriota. La battaglia del 3 luglio 1448 vide la sconfitta dei veneziani, che si vendicarono radendo al suolo la fortezza di Balsha.

Nel giugno del 1450, Murad II in persona intervenne contro l’Albania alla testa di 150.000 soldati, assediando il castello di Kruje. I Turchi persero metà dell’esercito e il comandante Firuz Pascià venne ucciso da Scanderbeg. Ma, anche se le straordinarie vittorie avevano inferto profonde ferite alle forze e all’orgoglio turco, avevano pure indebolito le forze albanesi e il Castriota, ben cosciente dei propri limiti, decise di chiedere aiuto ad Alfonso d’Aragona, che si rese disponibile riconoscendo a Scanderbeg il merito di essersi fatto carico di una durissima lotta contro i Turchi, che assai inquietavano la Corona napoletana.

Maometto II, successore di Murad, si rese conto delle gravi conseguenze, che l’alleanza degli albanesi con il Regno di Napoli poteva far nascere, decise quindi di mandare due armate contro l’Albania; una comandata da Hamza-bey, l’altra da Dalip Pascià. Nel luglio del 1452 le due armate furono annientate e mentre Hamza-bey fu catturato, Dalip Pascià morì in battaglia.

Altre incursioni turche si tramutarono in sconfitte, Skopje il 22 aprile del 1453, Oranik nel 1456, il 7 settembre 1457 nella valle del fiume Mati. Infine, nel corso del 1458 in una serie di scontri scaturiti da offensive portate questa volta da Scanderbeg, altre tre armate turche furono sbaragliate.

La fama di Scanderbeg fu incontenibile, anche per il fatto che i suoi uomini a disposizione non erano mai più di 20.000, ed al sultano turco non rimase altro che chiedere di trattare la pace, il Castriota rifiutò ogni accordo e continuò la sua battaglia.

Nel 1459 si recò in Italia per aiutare Ferdinando I, re di Napoli, figlio del suo amico e protettore Alfonso d’Aragona nella lotta contro il rivale Giovanni d’Angiò e del suo esercito.

Intanto, altre due armate turche comandate da Hussein-bey e Sinan-bey, nel febbraio del 1462, mossero contro gli albanesi costringendo Scanderbeg a rientrare in tutta fretta nella sua patria, per guidare il suo esercito. Ci fu una furiosa battaglia presso Skopjë che vide i turchi annientati e il sogno di Maometto II, di far giungere il potere musulmano fino a Roma infrangersi. La decisione finale fu un trattato di pace firmato il 27 aprile 1463 tra Maometto II ed il Castriota.

Ferdinando I nel 1464, in segno di riconoscimento per l’aiuto ricevuto da Scanderbeg, concesse al signore albanese i feudi di Monte Sant’Angelo, Trani e San Giovanni Rotondo. Intanto, la morte di papa Pio II ad Ancona, il 14 agosto 1464, determinò il fallimento della grande crociata che il Pontefice aveva in mente e che teneva in grande apprensione il sultano. Quest’ultimo, nel settembre del 1464, incaricò Sceremet-bey di muovere contro gli albanesi, ma i turchi furono nuovamente sconfitti. Il figlio di Sceremet-bey fu catturato e rilasciato a fronte di un grosso riscatto.

L’anno dopo, scongiurato il pericolo della crociata, il Sultano intravide la possibilità di farla finita con il Castriota, mise insieme un poderoso esercito affidandolo ad un traditore albanese, il quale era stato cresciuto allo stesso modo di Scanderbeg, Ballaban Pascià. Ma anche quest’impresa fallì; l’esercito turco in prossimità di Ocrida, fu messo in fuga dalle forze albanesi.

Ancora una volta, nella primavera del 1466, riunì forze imponenti, mosse contro gli albanesi e cinse d’assedio Krujë; una serie di scontri furiosi, nel corso dei quali Ballaban Pascià fu ucciso, portarono Scanderbeg ad un’ennesima e straordinaria vittoria. Maometto II ostinatissimo nella sua lotta contro il Castriota, riorganizzò il suo esercito e, nell’estate del 1467, pose di nuovo l’assedio a Krujë, ma, dopo innumerevoli tentativi, dovette rassegnarsi a sgombrare il campo. Nonostante i successi in imprese, alcune delle quali, assolutamente straordinarie, Scanderbeg si rese conto che resistere alla pressione turca diventava sempre più difficile.

La stessa preoccupazione convinse il doge di Venezia ad inviare Francesco Cappello Grimani da Scanderbeg per organizzare una difesa comune, ma l’ambasciatore veneziano non poté portare a termine l’incarico perché Scanderbeg morì di malaria, ad Alessio, il 17 gennaio 1468. Kruja, l’eroica cittadina, cadde nelle mani turche dieci anni dopo la sua morte.

Erede di Giorgio Castriota fu Giovanni, il figlio avuto dalla moglie Marina Donika Arianiti. Giovanni (a quel tempo era ancora un fanciullo) si rifugiò con la madre a Napoli, dove fu ospitato affettuosamente da Ferdinando d’Aragona, figlio d’Alfonso. Nel 1481, Giovanni radunò alcuni fedelissimi e sbarcò a Durazzo, osannato dal popolo, ma non riuscì a portare a termine alcuna impresa poiché i turchi vanificarono immediatamente i tentativi del figlio di Scanderbeg.

Tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Vediamo adesso chi erano i quattro papi con cui ha avuto rapporti:

  • Il papa Nicolò V fu eletto il 6 marzo 1447 e durò fino al 24 marzo 1455. Per favorire Hunyadi e Scanderbeg che si opponevano strenuamente ai Turchi, egli chiese aiuto a Federico III duca d’Austria (1415-1493) che nel 1452 aveva proclamato imperatore essendo già re di Germania, di Boemia e d’Ungheria (in seguito ripetutamente sconfitto dagli Ungheresi di Mattia Corvino che addirittura nel 1458 arrivò ad occupare Vienna); ed inoltre alla Francia, Polonia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Inghilterra, Scozia, Castiglia e Leon, Aragona, Portogallo e Navarra, come ai singoli stati d’Italia. Riconosceva a Scanderbeg la statura di impareggiabile condottiero per cui non solo lo sovvenzionò con 5000 ducati in una delle sue campagne contro i Turchi, ma addirittura lo prefigurava come comandante di una crociata europea.
  • L’8 aprile 1455, fino al 6 agosto 1458, fu innalzato al soglio pontificio Callisto III (Alonzo de Borja, italianizzato in Borgia), il papa che avrebbe definito Scanderbeg “Atleta di Cristo”. Aveva quasi 80 anni, nativo di Jativa, in Valencia, era stato canonico presso (l’antipapa) Benedetto XIII e fu riconosciuto poi da Martino V vescovo di Valencia. Aveva anche vissuto per un periodo in Italia, a Napoli, presso la corte di Alfonso V, ma essendo questi troppo anticlericale se ne era allontanato; in seguito il papa Eugenio IV lo avrebbe nominato cardinale. Per Giorgio Castriota Scanderbeg, di cui raccomandava continuamente la buona sorte a tutte le corti d’Europa, provava profonda ammirazione e gratitudine.
  • Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) fu eletto papa il 19 agosto 1458 e durò fino al 14 agosto 1464. Del suo papato si ricordano i fasti e le mondanità. Promise nel 1458 di indire una crociata con a capo Scanderbeg, cui non seguì alcun fatto concreto. Fu il papa degli errori che in genere si associano all’avventuriero, al diplomatico, all’uomo di lettere e di piacere. Inoltre fu colui che fece pressioni su Scanderbeg affinché venisse in Italia in soccorso del re Ferrante che stava perdendo il suo regno contro gli Angioini: l’Eroe sostò in Puglia dall’autunno 1461 all’estate 1462 sconfiggendo, al comando dell’ala destra dell’esercito aragonese, i francesi a Ursara il 18 agosto dello stesso anno.
  • Paolo II fu eletto papa il 30 agosto 1464, alla morte di Pio II ed occupò il soglio di Pietro fino al 26 luglio 1471. Fece una rapidissima carriera, tanto che all’età di 23 anni era già cardinale. oppositore degli umanisti, non fu secondo a nessuno nel distribuire divertimenti al popolo, mostrando continuamente uno stravagante amore per lo splendore. Fu lui ad accogliere Scanderbeg durante il suo viaggio in Italia del 1466, sollecitando tutte le corti europee a prestare aiuto all’Eroe per la guerra contro i Turchi.

Klodiana Cuka

Presidente Integra Onlus