Klodiana Cuka, presidente Integra Onlus, sul dramma delle popolazioni Tamil

ARTICOLO DI KLODIANA CUKA

La popolazione Tamil ha bisogno di tutti noi. La loro situazione è drammatica e abbiamo il dovere di dargli ascolto e di far conoscere a tutti la loro storia.

Ce la ricordano i circa 400 Tamil residenti a Lecce, che si uniscono ai Tamil residenti in tutto il mondo per denunciare la situazione che la loro gente, ancora residente nello Sri Lanka, sta vivendo.

I Tamil vivono nelle regioni settentrionali e orientali dello Sri Lanka. Da 63 anni sono costretti a scappare dalla loro isola per sottrarsi alle persecuzioni del governo e dei Singalesi i quali, da quando gli inglesi hanno deciso di andare via, governano l’isola. I Tamil hanno cercato di conservare una loro indipendenza: la loro religione, la loro lingua e la loro cultura. Ma quest’etnia, nonostante costituisca il 17% della popolazione, non è accettata, ed è soggetta a uccisione e sterminio.

Il 18 maggio 2009, infatti, i Singalesi hanno bombardato ospedali, scuole, luoghi religiosi (chiese, tempi, moschee), luoghi pubblici in generale. Una situazione insostenibile anche per chi è lontano dalla propria terra d’origine.

“I tamil di tutto il mondo vogliono far venire a galla la verità – afferma Klodiana Cuka – E lo fanno attraverso dei video che dimostrano gli orrori che sono costretti a subire nella loro terra e attraverso testimonianze dirette. Il 18 maggio di quest’anno hanno deciso di organizzare una prima manifestazione: donare il sangue in ricordo dello stesso sangue che i loro connazionali hanno versato in Srilanka. Un gesto importante perchè donare il sangue è uno dei massimi gesti di fratellanza e tra fratelli ci si tende la mano, ci si aiuta, ci si sostiene in ogni difficoltà, anche a distanza perchè il legame con la propria terra, anche se si vive da tempo in un altro paese, è sempre forte e indissolubile”.

Piccoli spiragli di luce all’orizzonte: a Dem Hagg in Olanda il tribunale per le atrocità di guerra ha dato pienamente ragione ai Tamil su tutto quello che da oltre 50 anni cercano di rendere noto, ma la Comunità Tamil Internazionale chiede l’Istituzione di una Commissione d’Inchiesta all’ONU, nei confronti dello Sri Lanka, per i crimini di guerra e crimini contro l’umanità condotti contro la popolazione tamil in Sri Lanka; oltre l’incriminazione del comando politico e militare dello Sri Lanka dinanzi al Procuratore della Corte Criminale Internazionale.

“Richieste e speranze umane da rispettare e ascoltare – prosegue la Presidente Intega onlus – Circolare nel loro paese, sopravvivere e non estinguersi, consentire alla Croce Rossa, Onu, Unicef e Medici Senza Frontiere di poter raggiungere i villaggi per dare l’assistenza necessaria, consentire a tutti i giornalisti di effettuare delle riprese e raccontare come i Tamil siano vittime del governo Cingalese. Lo sento come dovere, da Presidente di Integra, Associazione per l’integrazione del migrante, e da cittadina libera che avverte nel sangue l’esigenza di ogni uomo a sentirsi rispettato nella propria dignità e nella propria indipendenza d’opinione e di cultura.

Il mio invito è rivolto non soltanto ad ogni singolo cittadini, ma soprattutto agli organi di stampa. Troppo poco si parla della tagedia Tamil e di quanto sta accadendo nello SriLanka. Radio, tv, giornali e siti internet hanno il difficile compito di raccontare il quotidiano, la storia. E’ necessario raccontare anche quello che accade oltre i confini, non solo in quelli più prossimi – come nelle coste del Nord Africa dove tanti fratelli stanno vivendo una delle pagine più difficili della loro storia – ma anche quelli più lontani. Superiamo le distanze e raccontiamo la storia dello SriLanka, le ingiustizie sociali e le barbarie che subiscono le popolazioni di etnia Tamil! Accendiamo i riflettori su tanti episodi di violenza che non devono più ripetersi nè a casa nostra, nè altrove”.