Shkodra, Rajoni Nr 5

Traduzione dei dialoghi

Il quartiere n.5, come parte integrante del territorio di Scutari, è particolare non solo per estensione geografica, ma per la composizione degli abitanti. Posizionato nella parte sud-est della città, confina da una parte con il fiume KIR, dall’altra con i quartieri 3 e 4 del comune di Scutari. La particolarità principale di questo quartiere è l’armonizzazione e la convivenza degli abitanti della parte vecchia con gli abitanti della parte nuova, che hanno popolato il territorio in questi anni di transizione. Nell’arco di tempo di due decadi i trasferimenti hanno portato al raddoppio del numero della popolazione, arrivando oggi a 22mila abitanti, circa 5 mila famiglie divise in 5 grandi quartieri. Del quartiere n.5 fanno parte le istituzioni più importanti del culto, della tradizione culturale, della formazione scolastica e del business. La libertà di iniziativa ha dato molte possibilità di crescita a diversi settori dell’economia come l’artigianato, le industrie di costruzioni edilizie e di lavorazione del legno e i servizi ai cittadini che esercitano attività lavorative, anche se il lavoro rimane una delle problematiche principali in tutta la città di Scutari. Alcuni soggetti privati esportano non solo in Europa, ma anche al di fuori del continente, rendendo conosciuti e famosi i prodotti made in Albania che nascono dalle mani dei maestri di Scutari. Il fatto che questo modello di successo si trovi nel quartiere n.5 è un incentivo per la crescita e lo sviluppo degli investimenti privati. Attualmente qui si trovano oltre 320 diverse aziende.

Ing. Zef Gjini:

Questa zona, il territorio della periferia di Scutari, potremmo dire che rappresenta proprio la città di Scutari, perché le costruzioni qui presenti,non solo per la lavorazione artistica ma proprio per il modo di costruire, hanno un valore grande, sia per la tradizione di Scutari che a livello globale, perché i nostri giovani stanno guardando anche all’Europa. A loro gusto hanno costruito, e continuano a costruire; in aggiunta ammobiliano ed arredano con ornamenti artigianali, i quali valgono molto non solo a livello artistico, ma anche per la salvaguardia delle tradizioni secolari del nostro popolo; lo Stato ha grande interesse a sviluppare questo tipo di artigianato, perché crea lavoro autonomo. Nella maggior parte delle case si pratica il lavoro artigianale, come mestiere e professione. Questo quartiere tuttavia necessita di essere aiutato dallo Stato per quanto riguarda questa risorsa. Gli abitanti del quartiere, soprattutto nei primi anni della transizione, si sono trovati ad affrontare molte difficoltà come la mancanza di energia elettrica, di acqua potabile, di infrastrutture stradali, i problemi legati all’educazione ambientale e alla gestione dei rifiuti urbani ed altro ancora. La situazione attualmente è migliorata grazie ai numerosi investimenti del Comune di Scutari, ma soprattutto grazie al contributo degli abitanti della zona che con una grande vitalità hanno aderito agli investimenti pubblici e sono diventati parte integrante dei progetti di sviluppo della zona, partecipando anche finanziariamente, a titolo personale. Sarebbe bello se questo modo di vivere in comunità la comunità venisse esteso: il concetto secondo il quale la mia responsabilità termina dove finisce la mia proprietà è un concetto estraneo agli abitanti di questo quartiere.

Imprenditore Gjon Dukgila:

Nel quartiere n.5 il governo locale è intervenuto in parte, soprattutto nelle zone più arretrate. La zona in cui vivono gli ultimi arrivati però è stata molto trascurata, non solo per quanto riguarda gli investimenti pubblici, ma anche l’istruzione: è necessario dunque che il governo locale e quello centrale intervengano affinché siano ristabiliti gli equilibri tra i vari quartieri della città.

Le strade ed i cunicoli di questo quartiere rappresentano non solo l’identità cittadina di Scutari, ma anche il centro dei movimenti anticomunisti che hanno accesso la prima scintilla verso i processi democratici in Albania: non poteva essere altrimenti, poiché il clima di resistenza e lo spirito anticomunista ribolliva da anni negli animi di coloro che hanno pagato con il sangue e con la propria vita questo desiderio di libertà.

Il cuore di questo quartiere è attraversato da due arterie importanti di trasporti, la linea ferroviaria e il raccordo anulare. Questi ed altri investimenti operati dal comune di Scutari sono stati molto importanti in quanto hanno favorito lo sviluppo della zona e l’integrazione tra i suoi abitanti. Anche la zona più periferica della città ha preso vita grazie alla circolazione di persone e merci. Le costruzioni si estendono anche lungo il fiume KIR, che per anni è stato una minaccia non solo per le proprietà, ma anche per la vita stessa degli abitanti; questo però appartiene al passato: rilevanti investimenti, durante gli ultimi anni, hanno favorito uno sviluppo importante e definitivo, frenando la pericolosità del fiume e delle alluvioni. Il fiume unisce gli abitanti che qui vivono in armonia con la natura, la quale crea un paesaggio meraviglioso ed affascinante in ogni stagione.

Tornando tra gli antichi cunicoli che hanno visto la storia e hanno conosciuto figure importanti della cultura nazionale albanese, scopriamo che qui abita il famoso intellettuale Vili Kamsi, uno tra gli abitanti più anziani del quartiere.

Vili Kamsi, famoso intellettuale:

A dire il vero, la caduta del comunismo ha prodotto un riversamento della popolazione nelle città e questo è capitato anche a Scutari: dalla montagna o dalla campagna si andava in città. I cittadini giovani, nuovi (chiamiamoli così), hanno portato il loro modo di vivere nelle città; erano giovani e hanno dato un grande contributo nel periodo in cui Scutari era completamente rovinata dal comunismo, che aveva cancellato elementi culturali e tradizioni molto radicati in Albania. L’unione dei due elementi ha portato sicuramente qualcosa di nuovo in città, qualcosa di positivo, anche perché negli anni del comunismo era vietato spostarsi verso le città. Con la caduta del comunismo tante persone si sono riversate nelle città, con la speranza di trovare una vita migliore: la loro cultura non può essere nascosta né cancellata, perché ha radici profonde, ben radicate dentro di loro. L’incontro di questi due mondi ha quindi creato una nuova realtà all’interno della città, ed è un’innovazione il cui valore non può non essere apprezzato.

Nel paesaggio urbano le vecchie abitazioni si confondono armoniosamente con le nuove costruzioni, ma vi sono anche quartieri come MARK LULA, costruiti interamente nel periodo di transizione: i suoi abitanti, pur avendo risolto il problema abitativo, hanno ancora molte altre grandi sfide da affrontare.

Ndoc Braci, abitante del quartiere MARK LULA:

“Qui non c’era niente, aperta campagna…né strade né case, tutta campagna. Noi siamo emigrati, siamo andati fuori dal nostro Stato, perché qui non c’era lavoro. Abbiamo lavorato fuori, all’estero, siamo tornati ed abbiamo investito costruendo case: abbiamo ‘costruito’ la strada, in accordo con il quartiere. Dallo Stato non abbiamo avuto alcun investimento, perché non vi erano legalizzazioni in atto; fin qui abbiamo fatto tutto con le nostre forze, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto, ora non ne abbiamo più la possibilità. Prima di tutto sarebbe necessaria la costruzione di canali, poichè quando piove ci si riempie d’acqua, sia per strada che all’interno dei nostri cortili: si arriva anche a 20-30 cm di acqua. Noi chiediamo allo stato di fare quanto più possibile, le legalizzazioni sono iniziate e chi ha avuto la possibilità di pagare lo ha fatto. Chiediamo al comune di sistemare le strade, di creare una rete fognaria e di fare in modo che arrivi l’acqua potabile nelle case, dal momento che non abbiamo nemmeno quella!

Gli abitanti della zona hanno messo al primo posto la necessità inderogabile di una infrastruttura per l’educazione. Oltre che dalle istituzioni educative pubbliche e private costruite negli ultimi anni, un ruolo importante è stato svolto dalle istituzioni di carità e religiose.”

 

Madre Anxhelamaria, suora del ‘Zemres te Shenjte te Jesusit’:

“Io ho passato qui i primi anni da suora, all’inizio del 1996. Prima di aprire questa struttura ci siamo consultati con l’arcivescovo di Scutari, all’epoca Frà Elia, e abbiamo studiato le problematiche della popolazione. Abbiamo comprato la struttura da un privato; il problema principale era il fatto che la zona era inabitata, vi era una fabbrica di seta, se non sbaglio, e qualche piccola baracca. La prima volta che abbiamo aperto il centro, qui si sono riversati tanti bambini, inizialmente per seguire le lezioni di catechismo; la nostra Madre Superiora, vedendo tutta questa gioventù, chiese alla sede centrale del nostro istituto a Roma di intervenire e costruire una scuola, in quanto in questa zona non ve ne erano e le persone erano desiderose di avvicinarsi al Signore ed allo stesso tempo di studiare: avevano lasciato le scuole della zona di montagna ed ora qui erano senza istruzione. L’unico contributo da parte del Comune è stata la costruzione di una strada qui davanti, perché migliaia di volte i ragazzi cadevano nell’acqua e si sporcavano di fango. Qualcosa l’hanno fatta le istituzioni, sì, ma le persone che abitano dall’altra parte hanno molte difficoltà, perché quando piove i genitori devono prendere i bambini, specialmente i più piccoli, in braccio e far indossare loro dei gambali che poi tolgono una volta all’interno del cortile. E’ veramente impossibile la situazione! Dalla nostra scuola fino alla zona del quartiere conosciuta come ‘Fusha e Druve’, basta che piova pochissimo e la strada diventa impraticabile a causa dell’acqua e del fango: è necessario un intervento straordinario delle istituzioni; non solo i genitori, ma anche i bambini stessi si lamentano che i genitori li prendono in braccio o sulle spalle, perché non si riesce a passare né a piedi nè in auto. E’ palese che i genitori sono veramente e fortemente interessati all’educazione dei loro figli, noi lo vediamo: io apprezzo moltissimo la comunità perché ha forte desiderio non solo di integrazione ma anche di cultura, vogliono studiare. Quando mi dicono che ci occupiamo del quartiere più difficile della città, non mi sento assolutamente di rispondere che è così, non la vedo così: queste sono persone che hanno sofferto molto, sono scappate dai Turchi trasferendosi sulle montagne e appena hanno avuto la possibilità di spostarsi ne hanno approfittato; hanno fatto di tutto per integrarsi, anche perché la loro zona a quei tempi era territorio di Scutari ed ora hanno avuto la possibilità di tornare a farne parte. Le difficoltà ci sono tuttora, in particolare di natura economica.

Mentre riprendiamo camminando per le vie del quartiere, notiamo la mole e la grandezza delle trasformazioni avvenute durante gli ultimi vent’anni. Così come l’ospitalità, anche la riconoscenza è parte integrante della vita di questa popolazione, è intrinseca dentro di loro…ma anche le rivendicazioni sono aumentate, soprattutto in questo momento in cui è maturata un’apertura legislativa che ha favorito lo sviluppo dell’identità urbana.

Pal Pepaj, Presidente del quartiere n.5 di Shkodra:

Questa zona aveva circa metà degli abitanti prima degli anni ’90; con i movimenti demografici successivi questo nuovo quartiere si è popolato di persone provenienti maggiormente dalle montagne di Scutari, ma anche da altre zone; persone che grazie allo sviluppo democratico e alla libertà ottenuta negli anni ’90 si sono trasferite, hanno occupato un pezzo di terra vuoto e con le loro forze, partendo da zero, hanno costruito ville inizialmente di un piano, fino ad arrivare a quelle lussuose. Sono persone di animo laborioso, che hanno sofferto nel periodo del regime comunista perché non vi era alcuna possibilità di spostarsi e così hanno vissuto in luoghi molto difficili; da questo puoi capire le loro virtù, sono persone dedite al sacrificio, lavoratori, ma anche molto nobili d’animo. Il loro arrivo in città ha portato una nuova e forse più grande vitalità, popolando la terra vuota ed aprendo i loro negozi. La cosa più rilevante è stata la loro integrazione veloce e l’armonia che hanno portato nella parte vecchia della città di Scutari. Nel quartiere n.5, negli ultimi 10 anni, è stato fatto un investimento straordinario del Comune (fummo fortunati allora, in quanto avevamo l’appoggio del governo e dei deputati di Scutari): hanno costruito le strade principali, partendo dal principio, nelle zone vecchie della città; con l’appoggio del Comune sono state ricostruite anche le strade secondarie del quartiere, sempre però nella zona vecchia della città, dove già c’erano, ma necessitavano di manutenzione, perché si erano rovinate così tanto da risultare impraticabili. Importante è anche la costruzione del raccordo anulare, costruito sempre grazie ai deputati rappresentanti di Scutari, il quale copre la superficie di tutto il quartiere n.5, creando collegamenti in particolare con la zona nuova, il che ne ha favorito lo sviluppo. E’ stata costruita inoltre nel nuovo quartiere MARK LULA una scuola, grazie ad un investimento di circa 1 milione di dollari della Banca Mondiale. La formalizzazione degli investimenti privati, la costruzione di nuove abitazioni, l’incremento del business, hanno dato garanzie e speranze alle persone che hanno investito con sacrificio e sudore, anche emigrando. Ora nasce la necessità che queste nuove zone siano dotate di una infrastruttura stradale e di una rete fognaria: qui ora è necessario l’intervento o del Comune o dello Stato, sono richiesti investimenti di una certa mole e progetti di ricerca e di studio di queste zone, finalizzati ad investimenti per le infrastrutture stradali e sotto-stradali, per la costruzione della rete fognaria e dell’acquedotto, per portare i servizi principali a chi non ne ha.

Qui sono state riportate piccole parti della vita che questo quartiere particolare, il quartiere n.5 di Scutari, e la sua popolazione hanno vissuto durante la transizione. Siamo sicuri che torneremo presto ancora qui per portare un modello di integrazione urbana e di sviluppo stabile.